il paese:
Il Comune di Staranzano si trova in provincia di
Gorizia tra i comuni di Monfalcone ad est,
Ronchi dei Legionari a nord, San Canzian d' Isonzo
a sudovest ed il Golfo di Panzano a sudest.
Il centro cittadino è situato nell'interno e a questo vi si affiancano due notevoli insediamenti urbani nelle frazioni di Bistrigna e di Dobbia.
Circondato da ampie campagne coltivate, ha sviluppato una fitta
serie di servizi commerciali ed artigianali.
Ai nostri giorni l'economia di Staranzano è di tipo misto; la vicinanza con Monfalcone fa sì che la forza lavoro a livello industriale venga assorbita dalle sue industrie mentre nel comune sono sorte soprattutto piccole industrie e attività di servizi.
la storia:
Data la particolare posizione geografica, è molto probabile che la località dove è posto Staranzano fosse abitata in epoca romana; infatti sono stati rinvenuti oggetti e resti nelle frazioni di Bistrigna e Dobbia e in località Villaraspa. Anche il toponimo dovrebbe derivare da un antico colono romano, Terentius.
Durante gli anni che seguirono la caduta dell’ Impero Romano, anche Staranzano ebbe un periodo in cui l'economia, che durante la dominazione romana doveva essere abbastanza florida, subì un brusco cambio di direzione. L'estrema vicinanza con Monfalcone e con il Fiume Isonzo avevano costituito un motivo di scambi commerciali e di grande traffico; l'impoverimento di questa città determinò il degrado del territorio circostante.
Durante i secoli bui dell'Alto Medioevo numerose orde barbariche invasero il Friuli e anche Staranzano conobbe il significato di questi grandi spostamenti di truppe in cerca di terre da conquistare. Fu presa dai Longobardi e successivamente dagli Avari che compirono una pesante devastazione. Seguì le vicende della vicina città di Monfalcone, subendo spesso razzie e soprusi da parte dei vari governanti.
La posizione geografica non favorì certo una vita tranquilla.
La zona rimase sotto il dominio della Repubblica Veneta fino al Trattato di Campoformido del 1797; dopo la breve parentesi del Regno Italico di Napoleone divenne dominio austriaco e soltanto dopo la Prima Guerra Mondiale entrò a far parte dei territori italiani.
Per motivi economici nel 1867 la comunità di Staranzano, 700 anime, chiese di essere aggregata a Monfalcone, da cui si staccò definitivamente nel 1907 quando, con decreto dell’imperatore Francesco Giuseppe, riottenne l’autonomia durata fino ai giorni nostri.
Nel Territorio sono presenti ancora oggi alcuni dei pesanti pilastri con le scritte e la data del 1818 che ne demarcano i confini. Come quello di Dobbia, che segna la linea di passaggio con San Canzian d’Isonzo.
Durante la Prima Guerra Mondiale si trovò nell'occhio del ciclone e subì numerosi danni in seguito ai bombardamenti. Furono distrutte gran parte della chiesa che risaliva ai secoli XVII-XVIII e la biblioteca annessa che conteneva alcuni preziosi incunaboli e una pala d'altare attribuita a Palma il Giovane. La frazione di Bistrigna deriva la propria origine dagli antichi mulini che in epoca romana macinavano il grano per il fabbisogno di Aquileia che era facilmente raggiungibile attraverso la rete di corsi d'acqua.
A Bistrigna sorgono ancora oggi ben due chiese di interesse artistico: una è dedicata a San Valentino e l'altra alla SS. Trinità.
La frazione di Dobbia è invece molto apprezzata per la produzione del vino. Sempre a Dobbia, sono state ritrovate monete romane e un' urna di terracotta che conteneva cucchiai e coppe battesimali d'argento, probabilmente di proprietà di un antico battistero non meglio identificato. Molte ipotesi si sono fatte in merito, ma senza risultati concreti e attendibili.
l'arte:
I principali monumenti e opere d'arte sono:
La Chiesa parrocchiale, edificata alla metà del Seicento ma distrutta durante la prima guerra mondiale, fu ricostruita nel 1921 in stile neoromanico: facciata a salienti, con costoloni divisori in mattone a vista, protiro in mattone sostenuto da esili colonne e sormontato da una trifora; archetti pensili sotto lo spiovente del tetto.
All'interno pala d'altare del triestino Giovanni Zangrando (1867-1941), adattata nel riquadro del soffitto: rappresenta la Madonna con Bambino e angeli tra nubi adorata dai Ss. Pietro e Paolo in piedi, divisi da un paesaggio con la veduta dell'antica Staranzano.
L'immagine della vecchia parrocchiale compare anche nel quadro dell'altar maggiore con i Ss. Pietro e Paolo e la Madonna con Bambino in un nimbo dorato, dipinto da Clemente Delneri.
La facciata della vecchia chiesa si mostra in tutta la sua modestia: a capanna, timpanata, con una porta in pietra appena lavorata. Le sta accanto il robusto campanile in sasso che tuttora esiste, edificato a partire dal 1765 "con carità dè fedeli divoti", come si legge su una lapide. La pala è probabilmente opera del goriziano Clemente Delneri, cui si deve il dipinto con S. Valentino in gloria (firmato e datato 1914)
nell'altare di S. Valentino a Bistrigna (nella pala è anche inserita una veduta dell'antica
chiesetta di S. Valentino, con il piccolo cimitero e le case rurali che le stavano attorno).
Al Seicento va datata la Chiesetta votiva di
S. Carlo a Dobbia, ristrutturata (ma con rispetto delle forme originali) intorno al 1920-25; ha le caratteristiche tipiche dei consimili edifici sparsi in tutto il Friuli: facciata a capanna con campaniletto a vela, unica navata, sagrestia aggiunta.
il paesaggio:
Importante nella zona è la coltivazione della vite e la produzione di vino pregiato.
Nel comune di Staranzano sorge una zona di notevole interesse naturalistico che comprende la parte terminale dell'Isonzo con le sponde che la affiancano. E nell'intenzione degli organi preposti recintare l'area individuata, allo scopo di trattenere in zona i mammiferi ungulati immessi ed anche per proteggere eventuali rimboschimenti. Il visitatore potrà dunque procedere verso le foci dell'Isonzo a piedi o a cavallo osservando la tipica fauna e la flora della zona. Verranno poi costituite particolari zone affinché il pesce possa rifugiarsi e riprodursi liberamente senza pericolo. Verranno costruiti nuovi argini per regolamentare le varie fosse dove verranno seminate nuove specie ittiche e per favorire i percorsi naturalistici.
In particolare questa zona naturalistica dovrà interessare l'Isola della Cona che è una stretta ed irregolare lingua di terra che si trova schiacciata tra il Golfo di Panzano e la foce dell'Isonzo.
Naturalisti, cacciatori, pescatori e appassionati del mare hanno da anni ormai la conoscenza di questa oasi di paradiso che è il risultato di elementi particolari: un mosaico di soggetti faunistici, floreali e paesaggistici. L'alternanza delle maree che lasciano allo scoperto e tornano a coprire più di duecento ettari di secche e i cambiamenti delle condizioni atmosferiche sono elementi importantissimi per la determinazione di questo ambiente così suggestivo e ricco di colori.
Negli ultimi anni sono state realizzate, nel Golfo di Panzano, una serie di strutture marine atte a valorizzare la navigazione da diporto, nell'intento delle autorità preposte attrezzare la costa con una serie di servizi che, pur non intaccando la natura e l'ambiente, consentono un buon sviluppo di quelle attività sportive e ricreative legate alla navigazione di diporto.
le tradizioni:
la
Sagra de le raze nacque e si impose nel panorama provinciale già più di cento anni fa e riuscì ad inserirsi nel calendario non solo locale ma anche nelle tradizioni della bisiacaria.
Nacque come un momento di pausa, alla fine dell'estate, prima delle vendemmie, all'apertura della stagione di caccia, quando alla foce
dell'Isonzo proprietari terrieri e coloni potevano catturare un bel po' di "mazurini" e "raze" (praticamente anatre e anatre selvatiche), quando nel corso dell'intero anno il mandamento offriva una rosa di appuntamenti popolari che stavano sulle dita di due mani, se non addirittura di una mano sola, quando quindi i momenti di festa erano eventi attesi tutto l'anno.
Da molto tempo adesso la sagra viene gestita dalla Pro Loco del paese assieme a tutte le Associazioni culturali e sportive del posto e il calendario è veramente molto vario.